lunedì 30 aprile 2012

Classifica dei Paesi con maggior numero di auto blu


Sta circolando su facebook una tabella in cui risulta che le auto blu in Italia sarebbero oltre 500.000. Alla presentazione di questa tabella seguono, ovviamente, una sequela di insulti, minacce, e cose simili nei confronti della nostra classe politica.
Però ricordo di aver letto un po’ di tempo fa dati diversi, o meglio ricordo la grande difficoltà di quantificare questo fenomeno. Ad esempio sul sito web de Il Giornale (non un blog qualsiasi quindi) a distanza di un mese si poteva trovare due dati molto discordanti tra di loro: il 27 maggio 2010 c’è un articolo dal titolo: “Sprechi, una casta da record: in Italia oltre 620mila auto blu”, il 26 giugno dello stesso anno un altro articolo (dal titolo: “Ma quante sono le auto blu? A Brunetta non tornano i conti”) riporta che le auto blu sarebbero 90.000. Ma allora?
Restiamo prudenti, allora, consideriamo quello che Brunetta, quand’era ministro, riferiva (aveva fatto fare una specifica indagine all’interno dell’amministrazione pubblica): le auto a disposizione dei politici sono, appunto, circa 90.000, di queste 10.000 sono le vere e proprie auto blu (dette blu blu), quelle per i politici, e gli alti burocrati, con autista a disposizione, 20.000 sono invece le vere e proprie auto blu, 60.000 sono le auto grigie, che risultano essere nei garage della Pubblica amministrazione, ma senza autista e, apparentemente inutilizzate. Gli autisti di auto blu blu e blu sarebbero 40.000. Per la sola gestione (benzina, bollo, assicurazione) il costo è di 99 milioni di euro all'anno. Poi Brunetta ammette che i dati sono imprecisi (perché non tutte le realtà avevano risposto alla sua richiesta di censimento), e che la realtà è maggiore, tuttavia non in termini clamorosamente superiori…
Che dire? Guardiamo allora la classifica che riguarda il possesso di auto blu da parte delle amministrazioni pubbliche:

  1. Italia (90.000)
  2. Stati Uniti (73.000)
  3. Francia (65.000)
  4. Gran Bretagna (55.000)
  5. Germania (54.000)
  6. Turchia (51.000)
  7. Spagna (44.000)
  8. Giappone (35.000)
  9. Grecia (34.000)
  10. Portogallo (23.000)


Quindi: siamo sempre primi, anche cambiando la fonte dei dati… E chiediamoci pure: c’è da indignarsi di meno se le auto blu sono 90.000 invece di 500.000, con il primo posto al mondo ben saldo?

sabato 28 aprile 2012

Classifica dei cognomi più diffusi a Milano


Grosse novità nella classifica dei cognomi più diffusi a Milano. Se guardiamo a 25 anni fa nei primi 30 cognomi più diffusi non ce n’era uno straniero, oggi sono 4, con il cognome cinese Hu che addirittura balza al 2° posto! (fra i primi 10 cognomi ce ne sono 3 cinesi, fra i primi 100 quelli cinesi sono ben 12). Su Repubblica l’assessore del Comune di Milano Benelli spiega che la comunità cinese è la prima che si è insediata in città (negli anni ’20) e che, continua, non si può parlare di invasione straniera in quanto nei primi 100 cognomi sono solo 3 gli altri cognomi stranieri (gli arabi Mohamed al 34esimo posto - 944 persone, Ahmed al 63esimo – 741, Ibrahim al 75esimo posto - 656).

  1. Rossi (4.379)
  2. Hu (3.694)
  3. Colombo (3.685)
  4. Ferrari (3.568)
  5. Bianchi (2.784)
  6. Russo (2.337)
  7. Villa (1.905)
  8. Chen (1.625)
  9. Brambilla (1.536)
  10. Zhou (1.439)



Non so se l’assessore Benelli ha detto quelle parole per rassicurare una comunità, quella milanese italiana, un po’ spaventata e preoccupata di questi tempi, e probabilmente l’assessore dice bene.
Però proprio in questi giorni leggevo l’anteprima del libro della nota antropologa Ida Magli (titolo “Dopo l’Occidente”), e la tesi della Magli non è per niente rassicurante: alla metà di questo nostro secolo la cultura occidentale in Europa “sarà quasi del tutto scomparsa”. I motivi sono oggettivi: la massiccia e continua immigrazione dall’Africa e dall’Oriente (che, con alti e bassi, continuerà sempre), l’altissima prolificità di queste popolazioni (cinque volte più di noi) – cosa del resto certificata in Italia dai primi risultati del 15° Censimento Istat (che se siamo arrivati a essere quasi 60 milioni di abitanti il “merito” è solo degli stranieri, altrimenti la popolazione italiana sarebbe la stessa di 10 anni fa). Ida Magli aggiunge però un’altra causa: il disinteresse, la noncuranza, che gli occidentali manifestano nel non difendere e tutelare appropriatamente la loro lingua e la loro cultura.
La sua conclusione è che anche se gli europei continueranno oltre il 2050 a essere, almeno in alcune zone, più numerosi degli Africani – la loro diventerà una minoranza, psicologica soprattutto, e, ammonisce e mette in guardia, essere invasi e sopraffatti senza aver combattuto induce all'estinzione (conclusione forse velata dal pessimismo, ma che deve comunque far riflettere...).

giovedì 19 aprile 2012

Classifica dell’evasione fiscale in Europa


Tutti lo dicono, tutti lo sanno, ed in fondo è vero: l’Italia è il Paese in Europa in cui c’è più evasione fiscale (e una maggiore economia sommersa). Però….
E qui arrivano le sorprese… Siamo infatti il Paese con la maggiore evasione fiscale, ma solo se la consideriamo in valore assoluto. Se infatti consideriamo il rapporto tra il mancato gettito per lo Stato e gli incassi complessivi del fisco (insomma, quanto pesano le mancate entrate su quella che è la somma che lo Stato incassa, cioè ha a disposizione) ci accorgiamo che l’Italia è superata da diversi altri Paesi (certo, non di primo piano e di primo livello…). Inoltre anche Paesi come la Germania e la Francia non è poi che abbiano un fenomeno dell’evasione e del sommerso trascurabile.

La classifica dei Grandi Paesi Europei:

1.      Italia (180 miliardi di euro evasione fiscale; 418 miliardi valore dell’economia sommersa)
2.      Germania (158 evasione; poco meno di 400 economia sommersa)
3.      Francia (120 evasione; 290 economia sommersa)
4.      Gran Bretagna (74 evasione; 212 economia sommersa)
5.      Spagna (72 evasione; 239 economia sommersa)


NOTA: Però, se consideriamo la percentuale dell’evasione sulle entrate del fisco la situazione negli ultimi posti è questa: la peggiore è la Romania (32,6), poi Lituania (32), Estonia (31,2), Lettonia (29,2), Cipro (28), Grecia (27,5), Malta e Polonia (27,2), Italia (27%).



I dati che riporto sono riferiti da “Tax research London”  (che ha realizzato un’apposita ricerca per il gruppo della Sinistra al Parlamento europeo). Come sempre (la statistica, scrivevo già, contrariamente a quello che si può pensare, è bella perché è varia, cioè è difficile trovare due che scrivano le stesse cifre per lo stesso fenomeno, mah…) altri forniscono cifre diverse. L’Agenzia per le Entrate, ad esempio, afferma che l’evasione fiscale in Italia è di 125 miliardi di euro (contro i 187 stimati invece dal Tax research London) e i tecnici del Ministero dell’Economia ipotizzano il valore dell’economia sommersa in 275 miliardi di euro (contro i 418 di Tax research London).

Per quanto riguarda le categorie o i settori che evadono di più il sito www.borsaitaliana.it riferisce questi dati:

1. Ristorazione e turismo: 50% di evasione
3. Agricoltura: 32,8% (soprattutto a causa del lavoro in nero)
4. Servizi: 20,9%
5. Industria: 12,4%

(ma i professionisti perché non ci sono, si sono dimenticati di loro?)

mercoledì 18 aprile 2012

Le conoscenze informatiche in Europa: italiani agli ultimi posti


Questa classifica, secondo me, era scontata, penso che nessuno si facesse troppe illusioni: su 27 paesi europei gli italiani, in quanto alla conoscenza di come usare bene il pc, sono agli ultimi posti (quintultimi per l’esattezza).
Ci informa di questo l’ente di ricerca europeo Eurostat, con un rapporto appena pubblicato, anche se gli anni su cui fa riferimento arrivano al 2009 (ma è difficile che da allora qualcosa sia cambiato…).
E’ abbastanza singolare la scelta dei parametri su cui misurare il loro studio: la capacità di copiare un file, di usare fogli di calcolo come excel, di realizzare presentazioni con power point, usare linguaggi di programmazione.

Comunque, sommando tutti i punteggi in queste abilità si ha la seguente classifica:

1.      Islanda (513 punti)
2.      Finlandia (508)
3.      Danimarca (497)
4.      Norvegia (494)
5.      Austria (487)

E invece agli ultimi 5 posti della classifica ci sono:

23. Italia (335)
24. Polonia (334)
25. Irlanda (319)
26. Romania (224)
27. Bulgaria (217)



Nel rapporto Eurostat c’è anche il dato della percentuale di popolazione che ha usato il computer almeno una volta nel 2011, la percentuale europea è, per la fascia di popolazione dai 16 ai 74 anni,  del 78%. Le posizioni in classifica riflettono, più o meno, quelle della competenza informatica; anche qui l’Italia, col suo 61%, è piazzata piuttosto in basso (per alcuni Paesi, come Islanda, Svezia e Norvegia la percentuale di chi ha usato il pc è invece addirittura del 96 o 97% !!).

Insomma ancora una volta l’Italia non brilla… ma quand’è che usciranno le statistiche sull’uso dei telefonini??

domenica 15 aprile 2012

Classifica degli edifici più brutti al mondo


Ci siamo anche noi nella classifica degli edifici più brutti al mondo. Questo almeno secondo il  Daily Telegraph (versione on-line).

Ecco la classifica:

  1. Torre Velasca (Milano)
  2. Hotel Ryugyong (Pyongyang, Corea del Nord)
  3. Biblioteca Nazionale (Pristina, Kosovo)
  4. Edificio Fang Yuan (Shenyang, provincia di Liaoning, China)
  5. Torri Aillaud (conosciute anche come Torri Nuages) (Nanterre, sobborgo di  Parigi, Francia)
  6. Ambasciata russa (L’Avana, Cuba)
  7. Cattedrale Metropolitana di Cristo Re (Liverpool, Gran Bretagna)
  8. Piazza della Federazione (Melbourne, Australia)
  9. Edificio Mirador (Madrid, Spagna)
  10.  Quartier Generale del SIS (Secret Intelligence Service), (Londra, Gran Bretagna)



Cosa dire? A guardarli tutti questi edifici viene da pensare al coraggio degli architetti e di chi li ha coinvolti (nel senso che ci vuole un bel coraggio a pensare, costruire e mostrare queste opere…).
Come sempre le scelte operate in questa selezione sono opinabili (ad esempio la Torre Velasca non mi sembra poi così brutta, sarà forse perché poi uno si abitua e gli sembra quasi naturale…), certo che certi edifici sono (sembrano a prima vista) veramente obbrobriosi…
Ognuno però avrà senz’altro il suo parere e le sue opinioni in proposito, sarebbe bello aprire un concorso di segnalazioni, chissa’…

venerdì 13 aprile 2012

In che Paese i partiti politici ricevono i maggiori finanziamenti pubblici?


Domanda retorica, purtroppo. E’ l’Italia. E non mi sembra ci sia da andare troppo fieri di questo primo posto.
Populismo, qualunquismo, etc. è la critica che i partiti fanno a quelli che citano dati e fanno qualche osservazione sui soldi che i partiti ricevono…
Io sono indignato. Indignato perchè c’è stato un referendum che a grande maggioranza ha stabilito che i partiti non dovevano ricevere finanziamenti pubblici, questo referendum è stato sconfessato, immediatamente dopo si è fatta una legge che ha attribuito ai partiti più soldi di prima (!) a cui si è dato il nome di “rimborsi elettorali” (si è poi scoperto che i partiti spendono 1/5 di quello che ricevono e allora perché non restituiscono i 4/5?!). Ora, può essere che il popolo abbia agito in modo impulsivo e irragionevole (ma allora quando fa comodo “il popolo è sovrano” e quando non fa più comodo “il popolo può sbagliare e va guidato”), ma i partiti in che rapporto stanno con il popolo? Non è offensivo, per il popolo appunto, che si vada in senso opposto a quanto espresso dalle urne?
Sono indignato perché i partiti prendono in giro la gente, anche il buon Bersani tuona che i partiti sono fondamentali in una democrazia e che se non ci fossero i finanziamenti pubblici la democrazia sarebbe in pericolo perché “vincerebbero i più ricchi e i più forti”, ma pensa di prenderci tutti per degli stupidi? Il popolo non dice di abolire i partiti, e, forse, non sarebbe neanche contrario a qualche tipo di finanziamento pubblico (ad esempio potrebbe essere una specie di 5x1000 in cui un cittadino segna se e a chi dare una quota delle proprie tasse), quello che non vuole di certo è che i partiti navighino nell’oro, che non sappiano dire e certificare come spendono i soldi, che si cerchi di mettersi in politica solo per sistemare la propria (e non solo…) situazione economica per sempre!
Sono indignato perché nonostante tutti i soldi che girano i politici diano in continuazione esempi di corruzione, ma perché i soldi non bastano mai? La politica costa, rispondono (lo diceva già Bettino Craxi allora…), già, ma dipende, costa per fare cosa? Giudichiamo da un punto di vista economico, visto che si parla di soldi, qual è il risultato di tutto questo investimento che la nazione italiana fa? Quali vantaggi, quali miglioramenti ha ricevuto la società italiana da questo enorme aumento di dispendio di risorse economiche (nel 1996 ai partiti andavano 1.600 lire per italiano, saliti a 5 euro nel 2002) ? La Gran Bretagna si può definire 25 volte meno democratica dell'Italia, visto che ai partiti dà 25 volte di meno che l'Italia?? E poi perché se c’è da tirare la cinghia questo vale per tutti ma non per la politica?
No, non sono indignato, sono incazzato! (anche perché si sa che non si riuscirà a cambiare niente, quando c’è da difendere i vantaggi della casta i partiti trovano subito l’intesa, e non ce n’è uno escluso…)



Classifica dei Paesi in base al finanziamento pubblico ai partiti:
(fonte: Yahoo! Finanza e Il Giornale)

  1. Italia (295 milioni di euro all’anno)
  2. Francia (165 milioni al massimo, negli anni di elezioni)
  3. Spagna (131 milioni nel 2011)
  4. Germania (125, per legge al massimo 133 milioni)
  5. Gran Bretagna (12 milioni di euro all’anno)

mercoledì 11 aprile 2012

Musica: i 10 album più venduti al mondo


Ecco la classifica dei dieci album musicali più venduti da sempre nel mondo (Fonte: www.curiositaeperche.it – Youtube conferma sostanzialmente questa classifica ma con un’importante differenza : al secondo posto gli Ac/Dc con Back in Black – che nella classifica citata neppure appare ! - mentre scompare, ovviamente, dall’ultima posizione l’album dei Fleetwood Machine. In effetti Youtube sembrerebbe avere ragione, leggiamo su wikipedia infatti che l’album degli Ac/Dc ha venduto circa 50 milioni di copie…)

  1. Michael Jackson, Thriller (110 milioni di album venduti!)
  2. Pink Floyd, Dark Side Of The Moon (49 milioni, ben distanziato quindi!)
  3. Meat Loaf , Bat out of hell (43 milioni)
  4. Eagles, Their Greatest Hits (1971–1975) (43 milioni)
  5. Artisti vari, Dirty Dancing (la colonna sonora del film) (42 milioni)
  6. Whitney Houston e artisti vari, The bodyguard (42 milioni) (con un ricordo all’artista scomparsa prematuramente poco tempo fa…)
  7. Andrew Lloyd Webber, Il fantasma dell'Opera (dell’omonimo Musical) (41 milioni)
  8. Backstreet Boys, Millennium (41 milioni)
  9. Bee Gees e artisti vari, Saturday night fever (colonna Sonora del film La febbre del sabato sera) (41 milioni)
  10. Fleetwood Mac, Rumours (40 milioni)




Possiamo confrontare con una classifica che riguarda la vendita degli album musicali nel Regno Unito (apparsa sulla Repubblica online di qualche giorno fa, ma anche al TG2). La classifica è stata stilata dall’inglese Official Charts Company.
Come possiamo vedere ci sono differenze, anche consistenti, dovute al fatto forse che ogni Paese tende a privilegiare, ovviamente e giustamente, la produzione locale.
Le prime 10 posizioni sono queste:

  1. Queen, con il loro primo Greatest Hits (5,8 milioni di copie)
  2. The Beatles, con Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (5 milioni)
  3. Abba, Mamma Mia! (4,8 milioni)
  4. Oasis , What's The Story (Morning Glory) (4,5 milioni)
  5. Michael Jackson, Thriller (4,2 milioni)
  6. Adele, 21 (4,2 milioni)
  7. Dire Straits, Brothers In Arms (4,15 milioni)
  8. Pink Floyd, Dark Side Of The Moon (4,11 milioni)
  9. Michael Jackson, Bad (3,9 milioni)
  10. Queen, secondo Greatest Hits (3,8 milioni di copie)